Di seguito l'articolo che ne illustra i promotori e le intenzioni…
Coordinamento interassociativo per una Vita Indipendente
e la massima autonomia possibile
e la massima autonomia possibile
Il recente aggravarsi dei problemi comuni al mondo della
disabilità, a causa delle generali difficoltà del Paese, ha fornito un motivo
ulteriore alla costituzione un valido coordinamento che sappia interloquire
autorevolmente con le istituzioni regionali.
Ad oggi fanno parte di tale
Coordinamento l'Associazione Consequor (Grugliasco), la Fish Piemonte,
l'Associazione Handicap e Sviluppo onlus (Torino), L'arcobaleno (disabili
motori di Asti), l'Associazione Idea (Alessandria), l'Associazione Ancora
(Novara) e l'Associazione Le Baccanti (Feletto), che si sono coagulate attorno
ad alcuni temi sui quali chiedere un confronto con la Regione.
1)
Occorre chiarezza circa la prospettata
abolizione dei Consorzi. Saranno sostituite da altri enti? Vi sarà il
conseguente trasferimento di molti loro compiti alle ASL? Questa innovazione
organizzativa potrà contribuire ad affrontare meglio le "zone grigie"
tra sanità e assistenza, ma bisogna vigilare affinché non si corra il rischio
di "sanitarizzare" l'assistenza.
2)
I progetti di Vita Indipendente, così
come indicati dalle Linee Guida, hanno subito una battuta d'arresto e sono
sempre più soggetti alla libera interpretazione e applicazione da parte degli
Enti Gestori, creando notevoli difformità di applicazione nel territorio.
3)
In forza della propria autonomia
gestionale, molti Enti territoriali non raccolgono nemmeno più nuovi progetti
di Vita Indipendente, proponendo assegni di cura e di sostegno alla
domiciliarità, con buona pace di una corretta e completa mappatura dei bisogni.
4)
Realizzare piani individuali
multidisciplinari personalizzati basandoli non soltanto su aspetti
reddituali/patrimoniali, ma contestualizzando gli interventi alle reali
situazioni ambientali, culturali, familiari degli interessati. Non si insisterà
mai abbastanza su quanto, in assenza di controlli e di piani individuali
multidisciplinari condivisi e adeguatamente monitorati, l'aderenza formale alle
regole possa essere fonte di sprechi, elusioni, privilegi, furbizie.
5)
Ci sono cose che possono essere
migliorate a costo zero, come, ad esempio, la semplificazione normativa, il favorire
la partecipazione delle associazioni alla gestione e al monitoraggio degli
interventi, il facilitare la presa di contatto dei potenziali aventi diritto
con le associazioni presenti nel territorio (senza farsi ostacolare
dall'attuale normativa sulla privacy).
Considerate le difficoltà che spesso si presentano
nell'individuare una comune strategia d'azione tra i diversi interessi
rappresentati, è giunto il momento di utilizzare meglio l'apporto anche di associazioni
"periferiche", grazie alla cui esperienza si sono evidenziate ancor
più le necessità di omogeneizzazione nell'interpretazione e nell'applicazione
delle norme regionali.
Seppur motivati dalla situazione di necessità che vivono molti
nostri associati e confortati dalle normative internazionali (Convenzione Onu
sulle persone con disabilità e sua ratifica dal Parlamento italiano), sappiamo
che non è più il tempo di agire su piani prevalentemente rivendicativi. Intendiamo
esplorare tutte quelle possibilità che ci consentano di OFFRIRE SERVIZI alla
comunità, anziché limitarsi a chiederne.
L'apertura al mondo del volontariato e la possibilità di
instaurare collaborazioni con altre realtà organizzate può essere un utile
mezzo per uscire dall'invisibilità cui ci si riduce a causa dell'eccessiva
attenzione al nostro particolare. A tale invisibilità purtroppo non si pone
rimedio solo con qualche manifestazione o convegno. Ne si è meno invisibili
perché qualche storia personale assurge agli onori delle cronache, facendo
risaltare uno dei due poli opposti tra i quali sembrano oscillare i problemi
delle persone con disabilità: da quello di decidere se vale la pena di vivere o
morire a quello di passare il tempo in attività ludico-sportive, artistiche o
turistiche... Come non ci fosse altro!...
Cogliere le occasioni di partecipazione alla vita civile,
culturale e politica rappresenta un modo nuovo di presentarsi all'intera
società e non soltanto con gli addetti ai lavori. Bisogna agire evitando che la
disabilità sia percepita principalmente come una condizione che costringe a
pretendere aiuto (in forza delle leggi o, peggio, della pietà), ma come condizione
che costringe a vivere un'esperienza che può essere messa al servizio della collettività.
A questo proposito, proprio perché abbiamo necessità di attingere a risorse
cospicue, consideriamo un dovere civico dare un contributo all'individuazione
di quelle sacche di inefficienza, inefficacia e spreco di cui siamo sovente
testimoni.
Sia come associazioni che come singole persone intendiamo
riaffermare la nostra identità e il nostro valore muovendoci nel mondo come
attori e non come passivi fruitori di uno Stato sociale mai abbastanza evoluto.
La riappropriazione della propria vita passa attraverso un
radicale cambiamento di prospettiva nell'agire: non si raggiunge una piena
inclusione sociale restando prigionieri delle nostre necessità e delle nostre quotidiane
fragilità…
Vogliamo smettere di essere
considerati un problema. Vogliamo essere considerati una risorsa che sa
assumere la propria responsabilità nel partecipare attivamente alla costruzione
di una comunità solidale.per contatti: vitaindipendente.piemonte@gmail.com
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