È nato il coordinamento piemontese per la vita indipendente

Nel mese di giugno è nato il "Coordinamento interassociativo per una Vita Indipendente e la massima autonomia possibile".
Di seguito l'articolo che ne illustra i promotori e le intenzioni…

Coordinamento interassociativo per una Vita Indipendente
e la massima autonomia possibile
 

Il recente aggravarsi dei problemi comuni al mondo della disabilità, a causa delle generali difficoltà del Paese, ha fornito un motivo ulteriore alla costituzione un valido coordinamento che sappia interloquire autorevolmente con le istituzioni regionali.

Ad oggi fanno parte di tale Coordinamento l'Associazione Consequor (Grugliasco), la Fish Piemonte, l'Associazione Handicap e Sviluppo onlus (Torino), L'arcobaleno (disabili motori di Asti), l'Associazione Idea (Alessandria), l'Associazione Ancora (Novara) e l'Associazione Le Baccanti (Feletto), che si sono coagulate attorno ad alcuni temi sui quali chiedere un confronto con la Regione.

1)           Occorre chiarezza circa la prospettata abolizione dei Consorzi. Saranno sostituite da altri enti? Vi sarà il conseguente trasferimento di molti loro compiti alle ASL? Questa innovazione organizzativa potrà contribuire ad affrontare meglio le "zone grigie" tra sanità e assistenza, ma bisogna vigilare affinché non si corra il rischio di "sanitarizzare" l'assistenza.

2)           I progetti di Vita Indipendente, così come indicati dalle Linee Guida, hanno subito una battuta d'arresto e sono sempre più soggetti alla libera interpretazione e applicazione da parte degli Enti Gestori, creando notevoli difformità di applicazione nel territorio.

3)           In forza della propria autonomia gestionale, molti Enti territoriali non raccolgono nemmeno più nuovi progetti di Vita Indipendente, proponendo assegni di cura e di sostegno alla domiciliarità, con buona pace di una corretta e completa mappatura dei bisogni.

4)           Realizzare piani individuali multidisciplinari personalizzati basandoli non soltanto su aspetti reddituali/patrimoniali, ma contestualizzando gli interventi alle reali situazioni ambientali, culturali, familiari degli interessati. Non si insisterà mai abbastanza su quanto, in assenza di controlli e di piani individuali multidisciplinari condivisi e adeguatamente monitorati, l'aderenza formale alle regole possa essere fonte di sprechi, elusioni, privilegi, furbizie.

5)           Ci sono cose che possono essere migliorate a costo zero, come, ad esempio, la semplificazione normativa, il favorire la partecipazione delle associazioni alla gestione e al monitoraggio degli interventi, il facilitare la presa di contatto dei potenziali aventi diritto con le associazioni presenti nel territorio (senza farsi ostacolare dall'attuale normativa sulla privacy).
 

Considerate le difficoltà che spesso si presentano nell'individuare una comune strategia d'azione tra i diversi interessi rappresentati, è giunto il momento di utilizzare meglio l'apporto anche di associazioni "periferiche", grazie alla cui esperienza si sono evidenziate ancor più le necessità di omogeneizzazione nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme regionali.

 
Seppur motivati dalla situazione di necessità che vivono molti nostri associati e confortati dalle normative internazionali (Convenzione Onu sulle persone con disabilità e sua ratifica dal Parlamento italiano), sappiamo che non è più il tempo di agire su piani prevalentemente rivendicativi. Intendiamo esplorare tutte quelle possibilità che ci consentano di OFFRIRE SERVIZI alla comunità, anziché limitarsi a chiederne.

L'apertura al mondo del volontariato e la possibilità di instaurare collaborazioni con altre realtà organizzate può essere un utile mezzo per uscire dall'invisibilità cui ci si riduce a causa dell'eccessiva attenzione al nostro particolare. A tale invisibilità purtroppo non si pone rimedio solo con qualche manifestazione o convegno. Ne si è meno invisibili perché qualche storia personale assurge agli onori delle cronache, facendo risaltare uno dei due poli opposti tra i quali sembrano oscillare i problemi delle persone con disabilità: da quello di decidere se vale la pena di vivere o morire a quello di passare il tempo in attività ludico-sportive, artistiche o turistiche... Come non ci fosse altro!...

Cogliere le occasioni di partecipazione alla vita civile, culturale e politica rappresenta un modo nuovo di presentarsi all'intera società e non soltanto con gli addetti ai lavori. Bisogna agire evitando che la disabilità sia percepita principalmente come una condizione che costringe a pretendere aiuto (in forza delle leggi o, peggio, della pietà), ma come condizione che costringe a vivere un'esperienza che può essere messa al servizio della collettività. A questo proposito, proprio perché abbiamo necessità di attingere a risorse cospicue, consideriamo un dovere civico dare un contributo all'individuazione di quelle sacche di inefficienza, inefficacia e spreco di cui siamo sovente testimoni.

Sia come associazioni che come singole persone intendiamo riaffermare la nostra identità e il nostro valore muovendoci nel mondo come attori e non come passivi fruitori di uno Stato sociale mai abbastanza evoluto.

La riappropriazione della propria vita passa attraverso un radicale cambiamento di prospettiva nell'agire: non si raggiunge una piena inclusione sociale restando prigionieri delle nostre necessità e delle nostre quotidiane fragilità…
Vogliamo smettere di essere considerati un problema. Vogliamo essere considerati una risorsa che sa assumere la propria responsabilità nel partecipare attivamente alla costruzione di una comunità solidale.

 per contatti: vitaindipendente.piemonte@gmail.com 

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