Considerazioni sul sito delle Politiche Sociali del Comune di Asti

Nel sito del Comune di Asti, al Settore Politiche Sociali, Istruzione e Servizi Educativi, sono attribuite 26 attività principali finalizzate all’erogazione ai cittadini di specifici servizi o prestazioni (http://www.comune.asti.it/index.php?id_oggetto=13&id_cat=0&id_doc=477 ).

È preoccupante, in tale elenco, l'assenza di qualunque accenno alla disabilità come condizione portatrice di bisogni diversi e ulteriori rispetto ad altre situazioni (quasi tutte) che godono del privilegio di essere specificamente indicate.

La parola “disabili” compare nella gestione dei servizi relativi al diritto allo studio, prevedendo il trasporto di “allievi disabili”. Null’altro.

Se tali sono le premesse, si corre il rischio che, a livello di programmazione e dislocazione delle risorse nei rispettivi capitoli di spesa, quelle in favore della disabilità siano siano destinate a non essere neppure pensate.

Siamo sinceramente convinti della buona fede di chi sta tentando di occuparsi di queste difficili aree tematiche del sistema del welfare cittadino, e vorremmo richiamare l’attenzione sugli effetti dovuti ad una confusione che sta nel significato quotidianamente attribuito al termine “non autosufficienza”.

L’assistenza sociale che offre servizi di mensa, gestisce servizi per adulti in difficoltà o assistenza ai migranti è di genere completamente diverso rispetto all’assistenza della quale hanno bisogno le persone non autosufficienti.
Le persone non autosufficienti, infatti non sono quelle che soffrono di una insufficienza economica, ambientale o culturale, ma quei cittadini che “non sono in grado di compiere gli atti ordinari della vita”.

Ogni risorsa destinata a garantire il compimento di tali atti ordinari, pertanto, ha la finalità di portare questi cittadini verso le medesime condizioni di partenza degli altri in termini di possibilità fisica di sopravvivenza.
Ciò soprattutto quando la situazione di non autosufficienza riguarda quelle persone con età inferiore ai 65 anni e in accordo al disposto del numero 3 dell’art. 3della legge 104/1992, che sono quelle alle quali vorremmo dar voce in questo intervento.

Probabilmente è per questa omissione di fondo che il Servizio Handicap e Disagio degli Adulti, competente per i servizi a sostegno delle persone portatrici di handicap, prevede: “sostegno economico, assistenza domiciliare, inserimento in strutture residenziali e in centri diurni, inserimenti lavorativi, Centri Socio Formativi, interventi finalizzati al superamento di barriere architettoniche, educativa territoriale”   http://www.comune.asti.it/index.php?id_oggetto=13&id_cat=0&id_doc=492

Sembra che, per occuparsi di disabilità, sia sufficiente garantire qualche trasporto per motivi scolastici o contrastare le barriere architettoniche. Se ciò pare del tutto inadeguato anche per quei disabili che avrebbero la possibilità (il motivo e l’occasione) di uscire da casa, per gli altri sono previste l’assistenza domiciliare o l'inserimento in strutture residenziali, che sono entrambi ottime soluzioni che permettono di spossessarsi completamente di tutte le iniziative successive alla garanzia della pura sopravvivenza fisica.

Un solo cenno al problema dei trasporti in città, dove, a parte qualche autobus, non esistono veicoli attrezzati al trasporto di carrozzine, se non al prezzo di un taxi particolarmente costoso, in una città dove le carrozzine non rappresentano il mezzo più adatto ad affrontare i saltelli tra le losanghe di pietra e di porfido di cui è ricco il centro cittadino.


Figlia della medesima logica, la struttura specificamente dedicata all'handicap si occupa di: “abbonamento autobus per invalidi, assistenza domiciliare handicap, centri socioterapeutici riabilitativi, inserimento in strutture residenziali, stage, lavorativo, superamento barriere architettoniche”  http://www.comune.asti.it/index.php?id_oggetto=13&id_cat=0&id_doc=526
Non una parola sulla qualità della vita, sull'inclusione e sulla re-inclusione sociale, sulle opportunità di socializzazione per disabili motori gravi, soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 65 anni.
La filosofia che sta alla base dell'organizzazione e degli interventi da questa posti in essere è, in buona sintesi, dal punto di vista della disabilità motoria adulta, puramente riparatoria e assistenzialistica, priva di una progettualità che sappia davvero essere in grado di rendere disponibili per la comunità le risorse residue che ciascun disabile motorio possiede.

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