Incontro in Provincia con il CoGeSA di Asti Nord


Grazie ai buoni auspici dell'assessore al welfare Antonio Baudo, che ha organizzato l'incontro convocando gli interessati, il 12 luglio Maria Teresa, Tommy e Nando hanno potuto incontrare i vertici del CoGeSA, nelle persone del Vice-Presidente e del Direttore Piero Botto.

Dobbiamo preliminarmente rammentare che sono passati oltre sette mesi da quando avevamo informato il CoGeSA della nascita della nostra associazione, chiedendone la collaborazione per informare le persone con le quali i loro servizi sono in contatto e proponendo di organizzare un incontro volto ad illustrare i nostri obiettivi e le nostre proposte. Né abbiamo avuto il piacere di vedere alcun rappresentante del Consorzio sia alla conferenza stampa del 19 aprile che all'evento del successivo 6 maggio.

Purtroppo questa necessità di dover "forzare" questo nostro interlocutore istituzionale già la dice lunga sul reale atteggiamento e le reali intenzioni che animano i vertici del Consorzio, almeno per quanto riguarda la disabilità motoria grave a qualunque causa dovuta.
E i nostri sospetti sono stati confermati da alcune cose che sono emerse durante la riunione.
Se c'è stato interesse per le attività di collaborazione che proponiamo (praticamente a costo zero), l'unica cosa concreta su cui il Direttore Botto si è dichiarato disponibile è quella concernente il problema dei trasporti, del quale peraltro non sono responsabili i Consorzi.
Ci è stato poi detto che, all'interno di un quadro complessivo di ristrutturazione dei costi, potrebbero forse essere trovate alcune risorse aggiuntive da destinare, non si sa in quale misura, all'attivazione di nuovi progetti di Vita Indipendente...

L'affermazione più grave che abbiamo udito riguarda i nuovi progetti di Vita Indipendente: il signor Botto ha dichiarato che, per quanto lo riguarda, le esigenze di chi vuol fare Vita Indipendente oggi dovrebbero essere soddisfatte tramite gli assegni di cura e di sostegno alla domiciliarità.
Peccato che tale posizione snaturi e invalidi la natura e la "ratio" delle norme che introducono il concetto di Vita Indipendente, che sono essenzialmente diverse da quelle che introducono il cosiddetto "assegno di cura". La tematica della Vita Indipendente presuppone una libera e consapevole scelta dell'interessato, che va ben al di là dell'accettare un mero contributo economico e che pone la persona e le sue scelte al centro degli interventi che la riguardano, compresa la formazione diretta degli assistenti personali.
Alla fine della fase sperimentale la Regione ha continuato a garantire gli importi dei progetti oggetto di tale fase, ma non ne ha più aggiunti di nuovi, i quali, entrata a regime la procedura, dovrebbero essere finanziati dalle risorse proprie dei Consorzi.
Ma il CoGeSA da questo punto di vista non è disponibile a prendere in considerazione l'idea di attingere ai fondi destinati per la non autosufficienza che la Regione ha messo a disposizione, perché concentrato su altre priorità.
 
Questo Consorzio è senz'altro molto attento alle risposte da dare ai bisogni collegati alla disabilità intellettiva, tant'è che nel territorio di Asti Nord esistono ben tre centri diurni (a fronte di uno soltanto nel territorio di Asti Sud) dedicate soprattutto alla disabilità intellettiva e che non possono essere considerati in grado di provvedere con la necessaria efficacia alle esigenze di inclusione sociale di un disabile motorio. Anche un progetto di avviamento al lavoro è in corso per disabili intellettivi, così come soltanto a questi ultimi sarebbe dedicato un progetto di "agricoltura sociale" ancora in fase di studio.
Non è certo nostra intenzione lasciarci trascinare in una "guerra tra poveri", ma richiedere una più equilibrata distribuzione delle risorse è doveroso per tentare di dare risposta anche ai molti e diversi altri bisogni presenti nel territorio.

Attendiamo ora di essere messi in contatto con i disabili motori residenti nella zona di Asti Nord e di ulteriori incontri rivolti a meglio esaminare le possibilità di collaborazione che abbiamo ipotizzato: visite domiciliari per l'alfabetizzazione informatica, per una piú completa mappatura dei bisogni e per offrire occasioni di socializzazione e inclusione alle molte persone che vivono isolate e sole le proprie irrisolte problematiche.
Siamo ottimisti: "gutta cavat lapidem" e siamo assolutamente convinti della irresistibile bontà delle nostre proposte.

Con riserva di aggiornamento…

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